Molti investitori che si affidano alle reti di consulenza tradizionale non sono convinti della bontà della propria asset allocation e credono di pagare molte commissioni sui tanti prodotti presenti in portafoglio.
Spesso non hanno gli strumenti per dirimere i molti dubbi e si affidano al 100% su quanto viene detto loro circa l’andamento della propria situazione patrimoniale.
Questo articolo si propone di analizzare il portafoglio di un cliente UNO Capital SCF, un ottimo caso studio utile per evidenziare alcune inefficienze comuni ai portafogli di investimento di molti risparmiatori fai-da-te o che si affidano alla reti di consulenza tradizionali.
L’analisi che segue evidenzia le criticità presenti nel portafoglio (1), alcuni degli spazi di miglioramento possibili (2) che sono stati utili per rendere più profittevole il portafoglio del cliente e parte delle soluzioni che sono state raccomandate al cliente (3).
Disclaimer: Il servizio di Consulenza Finanziaria Autonoma è un processo caratterizzato da molteplici fasi che vede coinvolti il cliente, il consulente e l’Ufficio Studi della UNO Capital SCF. Non tutti i passaggi fondamentali che lo caratterizzano saranno oggetto di questa analisi per ovvie ragioni di semplicità espositiva.
Identikit del cliente
Mario Rossi (nome di fantasia) è un signore di 40 anni che ha alimentato nel tempo un portafoglio di investimenti del valore di € 491.000, con l’obiettivo di rivalutazione del capitale fino alla data di pensionamento.
Il profilo di rischio espresso è medio/alto.
Entrato in contatto con un consulente della UNO Capital SCF sono emerse fin dal primo colloquio una serie di evidenze meritevoli di approfondimento:
- un elevato valore dei costi in commissioni;
- eccessiva numerosità di prodotti in portafoglio unita ad una allocazione sbilanciata degli stessi;
- una scarsa interlocuzione con i consulenti bancari che hanno in gestione solo una parte del portafoglio presente su 3 diversi intermediari.
Non avendo ricevuto dai suoi intermediari tradizionali risposte esaustive il sig. Rossi ha deciso di rivolgersi alla UNO Capital SCF per ricevere un parere oggettivo e privo di conflitti di interesse circa la sua reale situazione finanziaria e se, eventualmente, sono implementabili strategie migliorative.
Obiettivi dell’analisi di portafoglio
Una volta raccolti tutti i dati preliminari necessari, il nostro consulente e l’Ufficio Studi hanno dato il via al processo di analisi del portafoglio con i seguenti obiettivi:
- Analizzare la composizione del portafoglio: per comprendere da quanti e quali strumenti finanziari è composto e i relativi rischi associati a ognuno di essi;
- Quantificare i costi: fondamentale per comprendere la struttura fissa degli oneri del portafoglio ;
- Inquadrare le inefficienze: individuando la presenza di strumenti alternativi migliori dal punto di vista costi e performance;
- Definire Ie azioni correttive: l’output finale dell’analisi che il cliente con l’ausilio del consulente potrà implementare per correggere le criticità rilevate.
Vediamoli subito uno ad uno.
Analizzare la composizione del portafoglio: Il portafoglio in esame è bilanciato o sbilanciato?
Il patrimonio in esame è depositato presso due intermediari bancari italiani di primo livello ed un broker europeo, ed è composto da sole tre tipologie di strumenti finanziari (tabella 1):
- Fondi comuni di investimento, per il 60%;
- Certificati di investimento, per il 12%;
- Azioni singole, per il restante 28%.
Da un’analisi approfondita condotta dall’Ufficio Studi sono emerse le seguenti criticità.
Criticità #1: Concentrazione degli intermediari
Ciò che salta subito all’occhio è che la preponderanza di fondi comuni a gestione attiva presenti in portafoglio sono presenti su unico intermediario bancario (17 di 19) e solo due sul secondo intermediario bancario.
Secondo aspetto rilevante, strettamente collegato al primo, è che tutti i fondi acquistati sono a marchio dei rispettivi intermediari che, al di là della performance che potrebbero invero essere state ottime, rivela il fatto sono tutti prodotti finanziari sui quali le rispettive banche hanno interessi commerciali diretti della vendita.
Gli intermediari infatti, quando possibile, tendono a vendere alla clientela i prodotti commercializzati e gestiti internamente o da case di gestione del proprio gruppo poiché su questi incassano, in pieno conflitto di interessi con il cliente, dei compensi maggiori rispetto ai prodotti della concorrenza (fondi comuni di altre case di gestione).
Abbiamo approfondito il tema dei costi in commissioni e del conflitto di interessi in un articolo dedicato (Fondi comuni di investimento Attivi vs. Fondi Passivi: quali creano più valore agli investitori?). Rimandiamo a quel contenuto ulteriori considerazioni e approfondimenti.
Criticità #2: Esposizione eccessiva in determinati strumenti e asset class
Con riguardo alle singole asset class e alle tipologie di strumento in portafoglio si evince come vi sia una sensibile esposizione sulle azioni, sia attraverso strumenti diretti (azioni singole) che attraverso i fondi comuni a tema prettamente azionario.
Nonostante la propensione al rischio dell’investitore sia medio/alta, l’eccessiva componente azionaria in portafoglio (86% con riferimento alle asset class) rappresenta un fattore di rischio da attenzionare.
Le azioni infatti possono essere potenti motori di performance, ma al contempo causare ingenti perdite ove non correttamente gestite e bilanciate con le altre asset class.
Nel portafoglio in esame queste sono presenti in forma pura (azioni singole) per quasi ⅓ dell’intero portafoglio (28%), il che espone ancor di più tutto il patrimonio a potenziali forti oscillazioni di valore, soprattutto nelle fasi turbolente di mercato.
Sono presenti inoltre certificati per il 12%, derivati che aumentano la rischiosità di portafoglio a causa della complessità intrinseca di questa tipologia di strumenti.
Mitigano in parte il quadro generale le posizioni aperte in obbligazioni e fondi flessibili (14% con riferimento alla tipologia di asset class), ma comunque non sufficienti a bilanciare l’esposizione al rischio complessiva del portafoglio.
Criticità #3: Esposizione geografica
Anche l’esposizione geografica del portafoglio conferma l’impressione che va delineandosi, ovvero un bilanciamento “troppo audace” del portafoglio.
Nonostante l’esposizione globale sia correttamente preponderante, si nota un’eccessiva esposizione sulla Cina che, se sommata ad Asia e Paesi Emergenti, raggiunge il 33% del portafoglio azionario complessivo.
In maniera opposta, l’esposizione sul mercato americano, più stabile e storicamente più performante rispetto alle controparti, è residuale e pari all’8%.
Si potrebbe quindi affermare che con un portafoglio già molto esposto sull’azionario (inteso sia come asset class che come tipologia di strumento) andare a collocare cospicue risorse su singole regionalità (come in questo caso) non fa altro che aumentare il rischio complessivo.
Si nota quindi un elevato rischio e volatilità di portafoglio generale causato non solo dall’asset allocation principalmente azionaria, ma anche dalla struttura interna (geografica) di tale asset allocation.
Quantificare i costi
Una volta analizzata la composizione del portafoglio sono emerse alcune perplessità, ma per avere un quadro completo della situazione finanziaria è stato necessario delineare anche la struttura di costi di questo portafoglio.
Nella seguente tabella sono riportati i costi dei fondi comuni d’investimento e i costi delle alternative di investimento accuratamente scelte dall’Ufficio Studi in quanto ricalcano al 100% i temi di investimento dei fondi comuni in portafoglio e rappresentano il miglior benchmark possibile per ogni successiva valutazione.
Dalla lettura della comparativa emerge come siano presenti in portafoglio prodotti costosi rispetto ad alternative nettamente più efficienti presenti sul mercato.
Si potrebbe procedere in teoria con la sostituzione dei fondi comuni con le alternative individuate e arrivare ad ottenere un significativo abbassamento dei costi in commissioni del portafoglio, che passerebbero dal 2,67% annuo (media ponderata) allo 0,26% annuo ai quali, per completezza, va aggiunto il costo della parcella concordata con il cliente.
Questo efficientamento porterebbe subito ad un risparmio annuo di € 7.128,00 di costi in commissioni!
Considerare inoltre che, oltre tali costi di gestione annui, per i fondi sono state pagate anche le commissioni di ingresso, arrivate fino al 5% per alcuni degli strumenti in essere, la forbice tra quello che si è pagato e quello che si potrebbe scontare in termini di costi aumenta considerevolmente.
Inquadrare le inefficienze del portafoglio
Dal confronto del consulente UNO Capital con l’Ufficio Studi sono stati evidenziati degli aspetti che possono essere fonte di inefficienze all’interno del portafoglio, quali:
- una eccessiva concentrazione di prodotti a marchio di un singolo intermediario;
- un eccessivo numero di strumenti in portafoglio;
- una asset allocation sbilanciata sulla componente azionaria;
- una allocazione geografica sbilanciata su economie emergenti e poco stabili;
- degli oneri fissi elevati sui prodotti in essere.
Tutti questi fattori rendono il portafoglio elegibile per un intervento di ribilanciamento al fine di ridurre i costi eccessivi di alcuni prodotti e i rischi specifici evidenziati.
Conclude tutti questi passaggi la creazione di un Report dettagliato con tutta l’analisi e le indicazioni elaborate dall’Ufficio Studi che vengono sottoposte dal Consulente all’attenzione del sig. Mario.
Solo dopo aver condiviso e motivato tutte le osservazioni, si andranno ad applicare le azioni migliorative e le eventuali raccomandazioni sul portafoglio di investimenti.
Implementazione delle azioni correttive
In questo caso al sig. Rossi sono state prospettate diverse soluzioni, tra cui:
- un primo efficientamento di costo, implementabile con la sostituzione dei fondi comuni più con le alternative individuate dall’Ufficio Studi, che porterebbe due ordini di benefici:
- una diminuzione dei costi di portafoglio, in quanto i costi dei fondi alternativi sono una frazione di quelli dei fondi comuni;
- una maggior ponderazione tra le diverse esposizioni specifiche (geografiche, settoriali e valutarie), andando a rimodellare il portafoglio verso un’allocazione più equilibrato
- con riferimento invece alla parte di patrimonio investita direttamente in singole azioni, viene offerto il supporto dell’Ufficio Studi al monitoraggio delle posizioni in essere per valutare in futuro, se necessario, una conversione in altri strumenti meno rischiosi, ma in grado di non inficiare le performance complessive;
- per quanto riguarda i certificati, si valuterà la permanenza in portafoglio in funzione della volontà di un contenimento del rischio di portafoglio e della necessità di recupero di minusvalenze (si ricorda infatti che i proventi dei certificati sono inquadrati fiscalmente come redditi diversi intitolati a compensare cedole obbligazionarie, dividendi azionari e proventi generati da fondi comuni ed ETF, sia plusvalenze che cedole).
Conclusione: tagliare i rami secchi e dare impulso ai rendimenti del proprio portafoglio di investimenti
Questa analisi parte da un caso reale con problemi concreti ricorrenti per molti investitori che si ritrovano ad avere un portafoglio di investimento gestito dalle reti tradizionali di consulenza.
I tratti distintivi sono la presenza di prodotti a marchio dell’intermediario bancario presso cui si ha il proprio conto titoli, la duplicazione di prodotti che hanno il medesimo tema di investimento, una cattiva allocazione delle risorse sia per asset, che per strumenti e riferimenti geografici.
Tuttavia, si è visto come attraverso una corretta analisi è possibile non solo individuare le inefficienze di portafoglio, dando una concreta visibilità al cliente sullo stato di salute del proprio portafoglio di investimenti, ma anche definire un piano d’azione intervenendo chirurgicamente attraverso azioni correttive e migliorative che possono portare un altissimo valore aggiunto per il risparmiatore.
Siamo sicuri che con questo case study reale di un cliente UNO Capital SCF si sia compresa l’importanza di avere al proprio fianco nel percorso finanziario le giuste figure professionali alle quali affidare la costruzione e il monitoraggio del proprio portafoglio di investimenti.